La differenza tra la tecnologia e la schiavitù è che gli schiavi sono pienamente consapevoli del fatto di non essere liberi.
Nassim Nicholas Taleb
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Di questi tempi la produzione di algoritmi sempre più complessi, fa in modo che siamo noi esseri umani ad adattarci senza bene renderci conto alle preferenze del mondo tecnologico, economico e sociale, non è più il tempo in cui la tecnologia si adattava alle persone, bensì è giunto il tempo in cui le persone si adattano alla tecnologia.
Non è spaventoso?
Sul web e i social vengono raccolti i nostri dati continuamente, i colossi delle tecnologie ci conoscono meglio di noi stessi a quanto dicono, solo perché conoscono le nostre abitudini, e i dati che forniamo loro, e loro tramite questi dati creano algoritmi che dovrebbero presentarci prodotti che ci interessano, argomenti che ci interessano, persone che ci interessano.
Io non la vedo proprio in questo modo, credo che queste modalità impoveriscano le persone e la loro personalità tramite manipolazioni costruite per categorizzare la specie umana.
Il problema di quando avviene la categorizzazione è che si limitano fortemente a dei pregiudizi le persone, rinchiudendole in uno schema ideologico, e non tenendo conto delle sfumature personali e degli aspetti non categorizzati di ognuno.
Insomma si chiude la possibilità delle persone di essere se stesse nel profondo e nella loro evoluzione, perché gli algoritmi decideranno in modo casuale o no, come preformare neurologicamente tutti noi.
Già oggi siamo costretti a non scegliere come vorremmo, se utilizziamo determinati strumenti tecnologici ci vengono imposte delle modalità di scelta, delle modalità di espressione, delle modalità di comunicazione a cui siamo costretti, a cui non possiamo dare ulteriori risposte se non quelle che ci vengono imposte.
Ecco perché viviamo in una nuova schiavitù, la schiavitù tecnologica.