L’etica cambia con la tecnologia.
Larry Niven
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Finora di tutto ciò che ho letto sulla Blockchain, non essendo un’informatica, mi ha chiarito ben poco i meccanismi precisi del suo funzionamento, l’unica cosa che sembra essere chiara a tanti, invece, è che questa nuova tecnologia crea dei “blocchi copia” di una grande mole di dati che vengono immessi al suo interno, rendendoli sicuri tramite crittografia , per fare in modo che tali dati non possano venire manomessi in alcun modo, essendo trasparenti e accessibili per tutti senza rischio manipolativo.
Tra le perplessità, emergono quesiti etici, che toccano l’argomentazione della trasparenza contrapposta al diritto di privacy delle persone, oltretutto in un certo qual modo la nostra identità e la nostra vita verrebbe in parte trasferita su un piano virtuale.
Sicuramente da certi punti di vista la Blockchain, aiuterebbe la trasparenza amministrativa ad esempio, immaginiamo quanto sarebbe più semplice sbrigare e poter controllare la propria situazione personale, documentata nei minimi dettagli comodamente dal PC di casa, senza doversi spostare, e in qualunque orario si preferisca, evitare code, file per sbrigare una commissione oppure votare online, eseguire transazioni senza rischi di truffa ecc.
Senz’altro per come è messa la burocrazia in Italia, sarebbe davvero positivo inserire la Blockchain, rendendo tutto più semplice e scorrevole, sicuramente cambierebbe molto della nostra vita in positivo, la trasparenza farebbe in modo di ridurre moltissimo le truffe e la corruzione.
Ma potrebbero sorgere anche scenari meno positivi che ad oggi non immaginiamo, attualmente la Blockchain è considerata la più sicura tra le tecnologie, ma certamente non è detto che sia infallibile, ma pure lo fosse, non mi fa paura lo strumento in sé, ma l’uso che ne verrà fatto, chi ci garantisce che la trasparenza online, non diventi un metodo per controllare le persone e poter in qualche modo manipolare la loro vita, rovinandola?
Ricordiamo sempre che non sappiamo mai chi si cela dietro queste tecnologie, potrebbero esserci esperti informatici con cattive intenzioni, e a volte fornire i propri dati, significa dare delle informazioni su di noi, e questo può renderci vulnerabili ai malintenzionati che così possono in qualche modo controllare noi e la nostra vita.
Non sono contraria agli strumenti tecnologici, ma prima di renderli la base della nostra quotidianità in qualunque cosa, bisognerebbe pensare a dei protocolli forti nel caso di manipolazioni, che spesso avvengono fuori non tanto dagli strumenti, ma grazie ai dati estrapolati da essi, si deve trovare il modo di tutelare la privacy degli utenti, sempre.
Non sono pochi i danni che possono causare le persone senza buone intenzioni quando manipolano gli strumenti creati sulla base delle migliori delle intenzioni.